Napoli leggendaria
TRA MITI E LEGGENDE, ITINERARI INSOLITI DI UNA CITTA’ MAGICA.
Non si può non cominciare l'excursus sulle leggende di Napoli dal nome stesso della città, il suo nome mitico, Partenope, un nome che è musica, anzi canto. Partenope è infatti una delle tre Sirene che Omero colloca nelle acque del golfo di Napoli per sedurre fatalmente i marinai con la loro voce melodiosa. Ma l’astuto Ulisse sfugge all’inganno e le Sirene muoiono di disperazione precipitandosi dagli scogli e abbandonandosi alle acque. Le spoglie di Partenope giungono sull’isolotto di Megaride. Qui il suo corpo si dissolve, dando vita alla città. La testa è la collina di Capodimonte, la coda invece la collina di Posillipo.
L’isolotto di Megaride ospita oggi uno dei monumenti simbolo della città, il Castel dell’Ovo. Questo nome deriva da una delle leggende più celebri, che coinvolge anche lo scrittore Virgilio. La figura di Virgilio è ammantata di mistero e i Napoletani gli attribuiscono per tutto il medioevo poteri taumaturgici. Così nasce la leggenda che un uovo, custodito nelle fondamenta del castello, ne garantisca la stabilità e la fortezza, e addirittura dall’integrità dell’uovo deriverebbe la salvezza stessa della città di Napoli.
Non esiste per gli abitanti della città una figura più ricca di significato e di poteri sovrannaturali di quella del santo patrono, San Gennaro. Il popolo partenopeo è abituato da sempre a convivere con una natura a volte distruttiva. E il santo è il baluardo della città che col miracolo del sangue liquefatto nell’ampolla ogni anno mostra la sua benevolenza. Tra devozione e folclore, i riti legati al culto di San Gennaro sono molti e antichissimi. Uno per tutti: le parenti di San Gennaro, donne che vantano una discendenza dal santo e che quindi ostentano una certa “confidenza”. Sono loro, infatti, in prima linea in chiesa il giorno del miracolo, il 19 settembre, che incalzano il Santo con aspri rimproveri se la liquefazione del sangue nell'ampolla tarda a farsi vedere.
Alla devozione popolare appartiene un altro luogo molto significativo per i Napoletani: il cimitero delle Fontanelle. Si tratta di un ex-ossario, nell'antico quartiere Sanità, che si sviluppa per più di 3000 mq. e contiene i resti di un numero imprecisato di persone, "anime pezzentelle", che non hanno nessuno che preghi per loro. Per questo è considerato un gesto particolarmente meritevole adottare un cranio, un'anima abbandonata, di cui prendersi cura. Non si contano gli aneddoti e le curiosità legati a questo luogo, e la visita sarà di sicuro più interessante se guidata da una persona del posto.
Oltre alle leggende legate al folclore e alla devozione tutta particolare dei Napoletani, esistono storie più misteriose e ammantate di un fascino dalle tinte scure. In una città dalla storia così antica non possono mancare infatti aneddoti, luoghi e personaggi legati a fantasmi e alchimie. Uno dei luoghi più rappresentativi di questo filone è il cosiddetto Palazzo degli spiriti. Si tratta di un edificio fortemente segnato dal trascorrere dei secoli, annesso al ninfeo e all'interno del parco archeologico di Posillipo. I ragazzini del posto lo amano e lo temono, con quel misto di prudenza e spavalderia che è nel DNA della gente del luogo.
Il personaggio protagonista per eccellenza dell'immaginario dei Napoletani per quanto riguarda il mondo dell'occulto e della magia è Raimondo di Sangro, Principe di San Severo. Il celeberrimo Cristo Velato, opera dello scultore Giuseppe Sammartino, custodito nella Cappella San Severo nel centro storico della città, è una delle opere d'arte più conosciute e ammirate al mondo. Il velo di marmo che ricopre il corpo di Cristo è talmente leggero e stupefacente nella sua trasparenza che ha fatto scaturire il mito che il Principe avesse trovato il modo di trasformare il tessuto in marmo.
Un ritratto per certi versi inquietante, dunque, quello di Raimondo di Sangro, che si è nutrito per secoli di un macabro racconto, relativo alle famigerate macchine anatomiche custodite oggi nel museo della cappella. Si tratta di due scheletri, di un uomo e di una donna , avvolti dal loro apparato circolatorio. La leggenda narra che il Principe di Sansevero avesse creato una sostanza a base di mercurio che iniettata ai due malcapitate ne avesse "metallizzato" i vasi sanguigni. Lo svelamento della verità in merito alla natura artificiale del sistema venoso e arterioso non intacca il fascino perturbante delle macchine anatomiche.
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